Vi siete mai chiesti qual’è la qualità del vostro pensare?

Siete sicuri che pensate?

Perdonate l’arroganza, ma non è una cosa certa che noi pensiamo!

Potrebbe essere che i nostri pensieri non vengano dal nostro pensare, ma che siano i pensieri che altri hanno pensato per noi e noi li abbiamo fatti nostri, a volte volontariamente (e questo necessita di un pensiero vero) altre volte senza che nemmeno ce ne siamo accorti: la maggioranza delle volte.

Io posso farvi l’esempio delle mie performance elettorali: quegli anni non mi informavo molto, non avevo televisione, non parlavo con nessuno di politica se non nell’incrociarsi per strada in un semplice dialogo di cortesia. Eppure ho votato a tre elezioni politiche tre partiti diversi e ho vinto tutte e tre le volte: in quel momento mi sono accorto che non ero stato io a decidere chi votare, ma in qualche modo qualcun’altra aveva deciso per me. Fu una scoperta quantomeno “disturbante”

Il mio pensiero non era il mio pensiero! 

La parola “pensiero” c’è anche nella Bibbia ed è inserita in una frase quantomeno magnifica: 

16Infatti chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare?Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo (1 Cor 2,16)

Noi abbiamo il pensiero di Cristo: che significa?

Penso che per prima cosa voglia dire che noi abbiamo nel Vangelo un pensiero su cui confrontare i nostri pensieri: i nostri pensieri, reali o indotti, nel vangelo possono confrontarsi con il Pensiero di Gesù.

CI tengo a sottolineare, che già in alcuni brani del vangelo e soprattutto negli altri scritti del nuovo testamento non troviamo già più il pensiero di Gesù, ma quello dello scrittore, illuminato da Cristo certamente, ma anche condizionato dalla sua cultura, dalla sua esperienza di vita. 

Il pensiero di Gesù nel nuovo testamento non è semplicemente dato, va cercato… come: riflettendoci e studiandolo.

Ma penso che voglia dire anche che a noi essendo data da Dio la facoltà di pensare, la dobbiamo usare: e usandola vi scopriamo, per la grazia del battesimo, il pensiero di Cristo. Questo versetto ci dice che dobbiamo dare fiducia al nostro pensiero, dagli autorità, considerarlo valido, importante e significativo… perché noi abbiamo il pensiero di Cristo!… a patto però che si pensi. Non che si rifletti in un po sulle cose, ma che ci si mediti a fondo, avendo il coraggio di mettere tutto in discussione, altrimenti avremo solo il pensiero di altri, convinti che sia il nostro… ma solo il lavoro del tuo pensiero che mette radicalmente tutto in discussione ti può portare al pensiero di Cristo!

Sono pochissimi gli esseri umani che pensano. Tutti ragionano su come far andare bene le cose, la famiglia, il lavoro. Molti studiano, cioè in qualche modo fanno loro un pensiero altrui. Ma pochi pensano: pochi riflettono a fondo su ciò che gli accade, che mi circonda, per comprenderne il significato profondo, per vederne le strutture.

Per pensare ci vuole un grande coraggio: si potrebbe scoprire che quel fondamento certo non lo era, benché ci ho fondato la vita. Si potrebbe scoprire che quella battaglia che ho combattuto era combattuta dalla parte dei cattivi. 

Ma è solo se facciamo questo lavoro che possiamo arrivare al pensiero di Cristo che già possediamo! Il pensiero di Cristo è novità, capisci se lo hai trovato se ti stupisce e ti destabilizza, se ti da una visione nuova di tutte le cose.

Il giorno della tua conversione qualcosa di tutto ciò lo hai provato: hai cambiato idea su un sacco di cose… è cambiata la tua prospettiva di vedere il mondo. Ma questo non vuol dire che non devi rifare tutto da capo: ti porto un esempio, guarda come Paolo già convertito pensa del rapporto sposo e sposa:
chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; 33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, 34e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.

(1Cor 7)

Paolo benché convertito pensava che moglie e marito vivono una relazione di compiacenza: chi tra voi è sposato può certo obbiettare a Paolo che non vive per piacere alla moglie, ma che lei è stata ed è per lui uno strumento per avvicinarsi al Signore…

Ecco fratelli sorelle, pensare è mettere tutto in discussione, senza paura, accettando la fatica che porta abbandonare certezze su cui abbiamo appoggiato la vita… e così scoprire in noi il pensiero di Cristo

Se vi mettete in questa strada chiedete ad un amico\a, marito\moglie fidanzata, prete suora, genitore… di starvi vicino, ci saranno momenti turbolenti!

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