CELLULE DIOCESANE DI EVANGELIZZAZIONE
DIOCESI DI CITTÀ DI CASTELLO
INS. 3O6
evangelizzare = ricevere
Così scriveva il grande maestro Nouwen, morto qualche anno fa:
“Evangelizzare non è solo annunciare agli altri la buona novella del Signore risorto: è anche riceverla dagli stessi a cui siamo mandati. Spesso consideriamo la nostra missione in termini di dono, ma la vera missione è anche ricevere. La missione è autentica quando diventa sia un ricevere che un donare. Siamo inviati ai poveri, ai feriti, agli handicappati, ai prigionieri per portare loro la buona novella della risurrezione. Ma ci esauriremmo in fretta se non accettassimo di ricevere da loro lo Spirito del Signore da coloro a cui siamo mandati. Lo Spirito del Signore si nasconde nella ferita e nella debolezza del povero. Senza il mutuo scambio di donare e ricevere, la missione si trasforma facilmente in manipolazione. Quando chi dona è troppo fiero di farlo, può diventare facilmente un oppressore e chi riceve diviene una vittima. Solo quando il donatore riceve dal povero, e il povero a sua volta dona, può allargarsi il cerchio dell’amore.”
Non capita forse a catechisti ed educatori di dire: “è molto più quello che ho ricevuto di quello che ho dato?” . Quando dicono questo con sincerità allora vuol dire che c’è stata la vera evangelizzazione.
Tutti noi conosciamo il Vangelo di Matteo sul giudizio finale quando ci parla che saremo giudicati sul bene fatto gli altri. Più volte in quel brano dice Gesù: “in verità io vi dico, tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me”. (Mt 25,40) in questo brano Gesù ci chiede di riconoscerlo nei più piccoli. Ma domandiamoci: se negli altri, i non credenti, gli arrabbiati, i malati, gli indifferenti alla fede, i critici con la Chiesa, Gesù ci chiede di riconoscerlo, allora essi sono anche una parola di Gesù per noi. Se Gesù è in loro allora essi sono Gesù per noi, sono una parola per noi: possiamo e dobbiamo ricevere da loro, possiamo guardarli con amore contemplando Colui che li abita, anche se loro ne lo sanno ne lo immaginano .
Il discorso vale anche da un punto di vista psicologico: tutti noi soffriamo di mancanza di stima, quando qualcuno ci guarda con ammirazione, dicendo con lo sguardo e con l’atteggiamento che è lì per ricevere e non per insegnare il nostro cuore si colma di gioia e si apre all’affetto e alla stima di chi ci guarda in quel modo.
Invece è tanto difficile accogliere la parola di colui che si presenta come un maestro incapace di ricevere e cogliere il bene che c’è nell’altro.
Potremmo dire così per concludere con uno slogan: evangelizzare e riuscire a vedere Gesù nell’altro.
DOMANDA: cosa ti insegnano i membri del tuo oikos? vedi Gesù in loro? dai solo o anche ricevi?